Motocicli Maserati


Fabbrica Candele Accumulatori Maserati S.p.A.
Un'epopea a due ruote durata troppo poco. Un'avventura nel segno del Tridente, quello della Maserati per intenderci, che assieme a quello di Nettuno è il tridente più famoso nel mondo.
Un Marchio che, nel campo dei motori è sempre stato circondato da un alone mitico.
Maserati infatti, non era solo automobili, c'è stato un breve, troppo breve, passaggio temporale in  cui il Tridente campeggiava anche sulle moto. I più giovani probabilmente non lo ricordano.
Eravamo a cavallo tra gli anno '50 - '60 e le Moto Maserati, così come le auto, erano tra i simboli più luminosi di una Italia che voleva lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato e guardare al futuro
con rinnovata fiducia, un'Italia che stava crescendo.
 

Questa é la favola. Ma prima di raccontare la storia occorre ritornare indietro, all'anno 1937. Quell'anno, é risaputo, la famiglia Orsi di Modena rileva dai fratelli Maserati di Bologna la piccola industria che Bindo, Ernesto ed Ettore hanno lì creato e che portava il loro nome. Essa già da allora produceva oltre che automobili, anche candele e macchine utensili. Non molto in verità è di fatturato modesto, ma pur sempre uno sbocco alternativo apparentemente meritevole di sviluppo. Tutto questo avviene in concomitanza con il trasferimento delle officine Maserati da Bologna a Modena nel 1939 dove la famiglia Orsi, già da quegli anni gestiva numerose società come le Ferriere di Modena, compagnie di trasporto e navigazione, miniere ecc, in Via Ciro Menotti.

In questi grandi capannoni si trovò anche lo spazio e la volontà per istituire una sezione produttiva autonoma quindi, alle iniziali candele Maserati, si affiancò la produzione prima di accumulatori al piombo, poi di lampadine (per moto e auto). Questa attività si rivelò particolarmente utile all'azienda nel periodo bellico con sviluppi anche nel dopoguerra tant'è vero che nel 1947 venne fondata, staccata dalle officine la Società Anonima Fabbrica Candele Accumulatori Maserati con propria sede in Via Generale Paolucci, 165. In quegli anni l'attività della piccola industria era in forte espansione, anche merito di una intensa campagna pubblicitaria su riviste specializzate del settore (riviste motociclistiche, settimanali, organi federali, ecc). Il marchio oltre al nome, è lo stesso della casa automobilistica, infatti pochi sanno che si trattava di attività diverse divise tra loro, unite solo dal marchio. Agli inizi degli anni Cinquanta, la famiglia ORSI decide di suddividere le attività imprenditoriali tra i membri della famiglia. Ad Adolfo rimase la "Maserati Automobili", al fratello Marcello furono assegnate le "Fonderie di Modena" ed alla sorella Ida la "Fabbrica Candele e Accumulatori Maserati". L'equivoco prosegue anche dopo la suddivisione colpevole una certa leggerezza dell'atto notarile che limita ad alcune clausole l'uso del Tridente.


Le pubblicità che rappresentavano i prodotti Maserati dell'epoca.

Ma proseguiamo nel nostro viaggio. L'euforia del periodo post-bellico, la voglia di muoversi, di divertirsi e quant'altro degli italiani, contrastava contro la penuria di soldi, quindi motociclette, scooter, motori ausiliari ed altro, erano ambiti e ricercati da quella massa sociale, che non poteva permettersi una automobile. Fu proprio in quegli anni, e precisamente nel 1953, che la Fabbrica Candele e Accumulatori Maserati dopo una riunione del consiglio di amministrazione, decise si espandersi nel settore motociclistico. Non avendo nessuna esperienza nel settore delle due ruote, gli occhi furono puntati su di una piccola, ma esperta fabbrica di Bologna, la ITALMOTO. L'accordo tra i dirigenti della MASERATI S.p.A. e il Dr GIUSEPPE MIGLIORI, socio di maggioranza della stessa,  fu rapidamente raggiunto.



La ITALMOTO costruiva dal 1952 una moto di 160 cc. a quattro tempi, con cambio a quattro velocità e sospensioni teleidrauliche,due modelli di 125 cc. 2T a tre marce ( uno con forcella stampata e uno con forcella teleidraulica ) presso la loro sede in Via Ferrarese, 171 a Bologna. Tutto fu trasferito a Modena e la produzione continuò con il marchio del Tridente. In seguito la società affida al nuovo reparto progettazione il compito di creare nuovi modelli suoi e originali. 

L'iniziale successo commerciale fu incoraggiante e convinse la società a proseguire in questa nuova attività con maggior impegno. Le scelte diventarono poi quasi obbligatorie quando il settore delle candele e accumulatori entrò in crisi a causa della forte concorrenza . Tutto questo creò non valutate ed impreviste difficoltà economiche, per cui la produzione si indirizzò verso i ciclomotori a prezzi più popolari e quindi più vendibili.

Nacquero in quel periodo i modelli da 50 cc. in due versioni: il T2/U e il T2/D (Uomo e Donna) che differivano tra loro nel telaio in tubi nel primo in lamiera stampata il secondo. In seguito entrarono in produzione i modelli 125 cc. T2/TV e T2/GTS a quattro velocità e altri due modelli di 50 cc. in versione sportiva: il 50/T2/S e il 50/T2/SS.

Quest'ultimo, al telaio bitrave con motore a sbalzo ed il parafango anteriore avvolgente, aggiungeva tabelle portanumero laterali e sul faro, e lo scarico a finto tromboncino. L'insieme risultò estremamente piacevole ed insolito per un ciclomotore, al punto di farlo giustamente assomigliare più ad una moto di cilindrata maggiore che ad un mezzo utilitario, favorendone l'immediata diffusione tra i giovani appassionati dell'epoca amanti della velocità. Su questo modello oltretutto aleggiava una ulteriore favola nata nella bottega di Lina e Guido Borri a Bologna in Via Mazzini 54 già rivenditori della Italmoto e poi della Maserati, giunta fino a noi grazie alla memoria del "fattorino" di allora che lavorava presso la stessa officina, il mitico Germano Parenti detto "Bistecca", il quale afferma che   all'arrivo da Modena di un carico di tali ciclomotori, la signora Lina Borri vedendo per la prima volta questo nuovo modello, esclamò inorridita: ma cos'é questo brutto rospo???!!! 
Il clamore fu tale sia per le caratteristiche del modello che per l'esternazione della signora Borri, che da allora per identificare il 50/T2/SS bastava parlare del Rospo! A conferma di ciò  Guido Borri fece fare delle decalcomanie, che venivano regolarmente applicate sui portanumeri bianchi, raffiguranti un rospo in fase di attacco!


L'adesivo raffigurante il "rospo" realizzati di Guido Borri.


Nel frattempo vennero prodotte nuove moto come la prestigiosa monocilindrica 250 cc. 4T(derivata dalla 175 cc. rimasta pochissimo in listino), il 75 cc. a 2 tempi e il 125/LE 2T.

Nel 1957 la parabola commerciale della Maserati raggiunse il suo punto più alto con l'esportazione di moto sui mercati sud-americani, nord-africani ed europei.L'anno dopo,però,l'azienda entrò improvvisamente in crisi. I clienti stranieri, per ragioni diverse, interruppero le ordinazioni e i pagamenti.La domanda interna subì un secco calo, cagionato anche dalla agguerrita concorrenza di altre Case motoristiche come  Morini,  MV-Agusta, Benelli, Laverda,  Gilera tanto per citare le marche più prestigiose.
Inoltre anche il boom delle utilitarie che in quegli anni iniziarono ad invadere il mercato delle auto, provocò gioco forza delle conseguenze negative alla produzione delle moto.

La Maserati Motocicli riuscì a resistere ancora per qualche anno, poi nel 1960 il consiglio di amministrazione della società decise di sospendere l'attività e di chiudere la fabbrica.
Alcuni irriducibili venditori,in primo luogo il bolognese Guido Borri, continuarono a mettere in vendita le rimanenze fino al 1962 e curarne l'assistenza fino agli inizi degli anni '70.